La Toscana del vino in anfora a “La Terracotta e il Vino 2016” (Impruneta, 19-20 Novembre 2016) è rappresentata da 8 aziende, ciascuna con la sua storia aziendale, tutte con una stessa scelta stilistica: ripensare (quando non addirittura abbandonare) la viticoltura convenzionale per una ricerca in cui la cura della terra, la naturalità delle materie che si fanno contenitore, il rispetto delle caratteristiche varietali di vitigni e uvaggi, diventa ricerca d’eccellenza. In questo contesto s’inserisce la Toscana di viticoltori coraggiosi che hanno scelto di affinare le loro uve in anfora fino a diventare l’emblema di un modo nuovo di fare vino che ha radici antiche e che anno dopo anno convince sempre di più per gli ottimi risultati.
Le aziende toscane che partecipano a “La Terracotta e il Vino 2016″ sono:
Azienda Agricola Arrighi, Porto Azzurro, Isola d’Elba
Azienda Agricola Petrolo, Bucine, arezzo
Tenuta Casadei, Suvereto
Tenuta Belvedere, Rignano sull’Arno
Castello dei Rampolla, Panzano in Chianti
Tenuta Casteani, Gavorrano
Azienda Agricola Montesecondo, San Casciano
Azienda Agricola Ampeleia, Roccatederighi
In viaggio tra due aziende vitivinicole toscane: a San Casciano con Montesecondo l’argilla diventa parola araba. Con Petrolo un sogno chiamato Bòggina
L’azienda Montesecondo di San Casciano ci racconta il processo di vinificazione in anfora e l’etimologia del nome dei due vini che porteranno in degustazione all’evento: Tin, parola araba che significa argilla.
“Si chiamano entrambi Tïn, una parola araba che significa argilla. Uno è fatto con uve di sangiovese in purezza, diraspate e fermentate con lieviti indigeni e l’aiuto di follature in anfore di 450 litri. A fermentazione alcolica svolta le anfore vengono chiuse e colmate. L’uva rimane in macerazione per circa 10 mesi. A fine primavera sviniamo, la vinaccia viene fatta sgrondare e pressata dolcemente. Il vino va a decantare in vasca di cemento per poche settimane e poi imbottigliato prima dell’estate.Procedimento analogo subisce il Tïn fatto con trebbiano solo con una macerazione un po’ più breve. Alcune anfore di trebbiano (circa il 20% ) vengono affinate senza bucce.
L’azienda aretina Petrolo racconta non l’etimologia ma la storia che c’è dietro il nome Bòggina, il vino che sarà in assaggio a “La Terracotta e il Vino 2016”
“Bòggina nasce da un sogno, il sogno che ha avuto mio nonno Ing. Gastone Bazzocchi (che nel 1947 ha acquistato l’azienda) quando ha piantato questa vigna di Sangiovese nel 1952. Ancora oggi questa vigna di circa 5.50 ettari (che negli anni, pezzetto dopo pezzetto è stata ripiantata con una selezione massale per non perdere i cloni del vigneto originale) è il miglior vigneto di Sangiovese che abbiamo a Petrolo, sia per le condizioni pedo-climatiche estremamente favorevoli, sia per la sua bellezza intrinseca, documentata da autorevoli fonti sin dai primi anni del ‘700. Il vigneto di Bòggina è stata la vigna che nel 1988 Giulio Gambelli e mia madre Lucia Bazzocchi Sanjust hanno selezionato per produrre il primo Torrione. Oggi il Torrione è ottenuto non solo dal vigneto di Bòggina ma dall’assemblaggio di tutti i vigneti “storici” di Sangiovese dell’azienda.